Storia Delle Orchestre
Quando nel XVII secolo gli strumenti musicali vennero situati dinanzi alla scena, il termine "orchestra", cambiò il suo significato, sottolineando che non si trattava più dell'insieme di combinazioni sonore, ma di complesso strumentale.
Notizie dell'uso di strumenti accompagnanti le voci, si hanno già nell'epoca ellenistica e medievale; essi scomparvero per la proibizione da parte della Chiesa e ricomparvero verso la metà del Duecento a sostegno di alcune rappresentazioni sacre (misteri, drammi liturgici) e profane.
Tutto il periodo che precede il Seicento, viene considerato di preparazione: il complesso strumentale non conobbe in quei secoli alcun criterio di scelta nè omogeneità di timbro nè tanto meno un uso razionale dei diversi gruppi.
Solo con il sorgere del melodramma, nato dallo stile monodico-accompagnato, appare la prima formazione d'orchestra vera e propria. Nel '600 un orchestra d'opera contava da 18 a 35 strumenti, nell'800 l'orchestra tende sempre più al descrittivo e al pittoresco, la tecnica della strumentazione si adegua alle nuove neccessità e il complesso si arricchisce di elementi di colore.
Schematizzando, possiamo dire che la sontuosità dell'orchestra si protrae fino alla prima guerra mondiale, mentre dopo il 1920 prevale la tendenza alla semplificazione e all'economia orchestrale. Riappare l'orchestra da camera, la cui influenza si fa sentire persino all'interno dell' espressione sinfonica.
Per citare alcune delle orchestre più famose, ricordiamo: il Gewandahus di Lipsia (1781), i Concerts du Conservatoire di Parigi (1792), la Philarmonic Orchestra di New York (1842), l'Orchestra di S. Cecilia di Roma (1908) e la Philarmonic Orchestra di Londra (1932).